Siamo in Italia. È il 2022
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Siamo in Italia. È il 2022.
Una Pandemia Mondiale di un virus nominato Covid-19, iniziata a febbraio 2020, mette in ginocchio l’economia mondiale e miete vittime da Occidente a Oriente, scatenando il panico tra la gente.
In molti paesi si attuano regimi di “lockdown” chiusure di attività e obbligo di restare in casa. Si mettono in campo misure di contenimento come il coprifuoco e controlli di polizia per le strade.
Sono scenari apocalittici che chi come me, è della generazione anni ’80, ha solo visto nei vari film di fantascienza e letto sui libri di Bradbury e Orwell.
Siamo in Italia. É il 2022.
Due anni dopo l’inizio della Pandemia di Covid-19 la Russia invade l’Ucraina e inizia una guerra violenta, fratricida dai connotati genocidi. Putin, “nuovo Zar” di Russia, non scende ad alcun compromesso. Dice di voler trattare ma rifiuta ogni tavolo di confronto. Odia l’Europa che chiama il Governo delle Menzogne.
Siamo in Italia. È il 2022.
A causa della guerra tra “l’Ucraina e la Russia”, il costo del Gas e del Petrolio e dell’Energia Elettrica va alle stelle. Di conseguenza ogni prodotto e bene che deve essere trasportato subisce un rincaro altissimo. Nei supermercati c’è una corsa agli approvvigionamenti di beni di prima necessità. Si scatena il panico tra la gente, di nuovo.
Siamo in Italia. È il 2022.
“Nel secondo anno di pandemia, l’editoria di varia (libri a stampa di narrativa e saggistica venduti nelle librerie fisiche, online e grande distribuzione organizzata) raggiunge gli 1,701 miliardi di euro di vendite a prezzo di copertina, per 115,6 milioni di copie (ben 18 milioni in più del 2020), in crescita rispettivamente del 16% e del 18% rispetto all’anno precedente.”
Dati sull’editoria da AIE (Associazione Italiana Editori).
C’è chi esulterebbe gridando: “Era ora!”.
Ma è davvero così positivo?
Sì lo è in un certo senso. Ma c’è un altro dato che lo è di meno.
Grazie al Self-Publishing, l’Editoria a Pagamento e i piccoli editori che fanno della SOVRA PUBBLICAZIONE il loro business, la qualità della letteratura italiana è drammaticamente crollata a livelli sub-normali.
Oggi in Italia ci sono decisamente più “scrittori” che lettori.
Ogni persona che ha una vita decide di scriverci un libro, ogni persona che crede di avere una buona storia decide di metterla in un libro.
Il problema è che scrivere un libro non è un passatempo.
Scrivere è un lavoro duro, se fatto bene, ed è proprio questo il perno su cui tutto il mercato librario ruota, oscillando pericolosamente fino a rischiare di crollare. Scrivere bene in Italia non sembra sia più fondamentale se si vuole pubblicare un romanzo.
Assurdo vero?
Eppure ho sentito centinaia di volte persone dire:”Me ne sono successe talmente tante da poterci scrivere un libro”… e finché resta intenzionale non è reato. Ma quando poi si decide di mettere in pratica questa idea senza capire quanto sia difficile, di quanto studio ci sia dietro e di quanta resilienza e pazienza e consapevolezza, qualcuno dovrebbe intervenire e fermare questo crimine orrendo nei confronti della cultura.
Ok, non voglio fare lo spocchioso, l’unico con il permesso di poter scrivere qualcosa degno di essere pubblicato, ci mancherebbe, eppure io ho sudato, studiato, sofferto, cercato di imparare e migliorare per costruire storie sempre più affascinanti e plausibili, personaggi sempre più reali con i loro archi di trasformazione complessi.
Insomma che ci sia riuscito o no, ci ho provato e comunque mi sono buttato anima e corpo nella stesura di ogni romanzo sapendo di dover in ogni caso migliorare con il prossimo.
Ok, smetto di parlare di me.
Il problema è che al giorno d’oggi tantissimi pseudo-scrittori vengono pubblicati indipendentemente dal loro merito, questo fa si che ogni lettore che si approccia a uno di questi romanzi di poche pretese, ne rimanga deluso, chiuda il libro e decida di accendere Netflix; dove è in grado di trovare storie costruite meglio e personaggi più accattivanti.
È vero nel 2022 si sono venduti più libri, ma erano anni che i lettori avevano smesso di comprarli allontanandosi dal mercato.
La pandemia ha riacceso la fiamma della passione nei confronti dei testi scritti, delle storie di carta, ma ho paura che la riscoperta di un mercato qualitativamente scarso faccia ben presto registrare una retro marcia.
Chi scrive, o meglio, chi lo fa perché ci crede professionalmente, perché sa che è un lavoro, anche se al giorno d’oggi non ti da la possibilità di viverci; ha il dovere di sgomitare tra la folla di chi invece scrive romanzi e poi post su Facebook senza sapere dove diavolo va messa quella accidenti di lettera “H”.
Siamo in Italia. È il 2022.
Non credevo che in Europa potesse accadere né una Pandemia né tanto meno una guerra fatta di eserciti e armi. Mi ero abituato alle guerre fatte di numeri a colpi di spread e di crisi di mercato, che comunque hanno ugualmente mietuto vittime. Non credevo davvero potessimo vivere niente del genere eppure è successo.
Vorrei tanto che tutto finisse presto e che si tornasse a quell’aria magica e spensierata che c’era negli anni ’90.
Io come detto sono nato nel 1980 e il decennio successivo è stato il più bello in assoluto per la nostra nazione, posso affermarlo senza alcuna remora.
Vorrei anche che ci si impegnasse davvero di più per ricostruire il mercato del libro nel nostro paese, partendo dall’istruzione, perché nelle scuole americane si studia la struttura di una storia, l’arco di trasformazione del personaggio, lo stile.
Vorrei che chi ha una storia da raccontare la raccontasse a un amico senza spammare la sua auto pubblicazione in giro per il mondo web.
Vorrei che chi prende davvero sul serio il mestiere dello scrittore si unisse a tutti gli altri, a me a noi, a voi. Così che insieme potremo cercare di dare della qualità o per lo meno cercare di darla in tutto ciò che scriviamo.
Vorrei che le case editrici ricominciassero a cercare e pretendere nuovi scrittori formati e meritevoli di contratti privi di clausole di acquisto copie o contributi di vario genere, e che si impegnassero anche economicamente a promuovere ogni libro che decide di pubblicare.
Vorrei che in Italia si pubblicasse di meno ma di qualità. Questo alzerebbe l’asticella creando una vera e propria selezione naturale, eliminando tutti quelli che lo fanno per scherzo e per hobby, incentivando a migliorare tutti coloro, invece, che decidono di intraprendere seriamente questa strada.
Chi vuole scrivere di qualità oggi, pensando di mettersi a battagliare con gli autori provenienti dai ben più formati e qualitativamente evoluti mercati esteri, dovrà così darsi da fare, studiare, evolvere, fino a diventare la versione migliore di se stesso, come scrittore e come professionista.
Siamo in Italia. È il 2022.